Diario di una quarantena • Settimana 8 [l'ultima, forse]

Ultimo giorno di quarantena. e ora?

DIARIO DELLA QUARANTENA - SETTIMANA1


Ci siamo.

Domani è il fatidico giorno della fine del lockdown. Non guardo a questa data con chissà quali aspettative, forse ho molte più paure che aspettative.

Lunedì scorso, per la prima volta, ho indossato la mascherina e ho varcato i confini del mio comune per andare a fare il vaccino ad Alice. L'ennesimo vaccino. Varicella, morbillo, rosolia e pertosse. Stavolta sono dovuta entrare da sola e una dottoressa un po' scocciata mi ha fatto mettere Alice sdraiata sul lettino, anziché tenerla in braccio. Ha iniziato a piangere nell'esatto momento in cui l'ho staccata da me, salvo poi peggiorare quando quella dottoressa vestita come uno che taglia l'erba mi ha detto di tenerla ferma. Che strazio. G. mi avrebbe aiutato a farlo. Tenere da sola una bimba di dodici chili e mezzo, arrabbiata, non è mica facile.

No, il mio ritorno nel mondo non mi è piaciuto.

Ho approfittato dell'uscita per prendere ad Alice qualche body un po' più grande, un pigiamino più leggero, calze corte. Le ho preso anche un libricino degli animali, sempre scegliendolo con i guanti disinfettati.
Ho comprato una vernice rosa e ho fatto la fila mantenendo le distanze.
Ho guardato da dentro la macchina G. aspettare il suo turno fuori dal supermercato, tutti lontani con le mascherine.

Mi sembrava di essere in un film, giuro. Un film apocalittico e surreale.
Credo non avrò più voglia di fare shopping per i prossimi mesi, forse non tutto verrà per nuocere in fin dei conti.

Sono tornata a casa che avevo il mal di testa.
Non vedevo l'ora di tornare a casa.

Da domani sarà così. Come lunedì scorso. Uscire, ma con le mascherine. E dove vado, con una bimba così piccola? Non andrò da nessuna parte, mi conosco.
La porterò dai congiunti, nonni e zii, e finirà lì.

I bambini sono quelli che mi mettono più tristezza. Non possono più nemmeno giocare. Come fa un bambino a non giocare? Io sono cresciuta in campagna, i miei lavoravano e non ho frequentato chissà quanti altri bambini il pomeriggio dopo la scuola. Ho giocato quasi sempre da sola ed eccomi qui, però avrei voluto dare ad Alice un'infanzia diversa da questo punto di vista. Sì la campagna, sì imparare a stare da soli, ma anche imparare a essere socievoli, a stare con gli altri, cosa che io non ho mai davvero imparato a fare fino in fondo.

Invece per lei ci sarà un mondo tutto strano e nuovo e diverso, che faccio fatica ad accettare, non lo nascondo. Io fatico a cucire mascherine, fatico a pensare di indossarle, fatico all'idea di non poter farla giocare con gli altri. Fatico tanto.

Non guardo alla fase 2 con ottimismo. Suo padre tornerà a lavorare in fabbrica con la mascherina e due paia di guanti. Non sarà divertente. Sarà faticoso.
Non so se so ancora guidare la macchina, si era anche scaricata poverina. Puzza di chiuso e di abbandono. La rimetto in moto, domani o martedì. Vado a vedere com'è il mondo là fuori. Torno dalla mia nipotina e da mia sorella. Sarà tutto diverso e tutto nuovo.
Alice non è più quella di due mesi fa, ora cammina, dice "no" (tante volte), gioca tanto.

Vivo male questo momento, perché desideravo dare a mia figlia una vita diversa.
Credo che studierò infiniti sentieri di trekking all'interno del mio comune.
Credo che andremo a fare il bagno nei fiumi, più in là.
Chissà se si potrà andare a Castelluccio, per la fiorita.
Forse sarà la volta buona che scopriamo tutta tutta la nostra bellissima regione. E ancora una volta, forse, non tutto vien per nuocere.

P.s. Questa cosa che non tutto vien per nuocere me la racconto e basta, visto che non ho più la mia amata libertà faccio finta che vada bene anche così, un po' come faceva la volpe che non arrivava all'uva.

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