Diario di una quarantena • Settimana 7

Fase 2, io ti temo.

DIARIO DELLA QUARANTENA - SETTIMANA1

DIARIO DELLA QUARANTENA - SETTIMANA 2

DIARIO DELLA QUARANTENA - SETTIMANA 3

DIARIO DELLA QUARANTENA - SETTIMANA 4

DIARIO DELLA QUARANTENA - SETTIMANA 5

Ho cucito le mie prime mascherine, forse ci faccio un tutorial che non avrei mai pensato sarebbe stato in programma. Le ho cucite perché domani mattina devo lasciare le margherite e tornare nel mondo, solo che non so che mondo troverò. 
Alice deve fare l'ennesimo vaccino, forse ne approfitterò per prenderle dei body e qualche paio di calze più estive. So che uscirò dalla prima uscita del post corona distrutta, fisicamente e psicologicamente.

Ho di nuovo pianto tanto, questa settimana. Ho pianto perché piange la mia nipotina. 
Ho pianto perché manda letterine dolcissime ad Alice.
Ho pianto perché certe volte il nervoso sfugge di mano e le parole vanno nell'aria con tutta la potenza che possono avere.
Ho pianto perché capita di litigare e ogni volta ho infinita paura.
Ho pianto perché non sono una persona progettuale.
Ho pianto perché, anche se lo fossi, non sarebbe stato utile in questo momento. 

Ho pianto perché questa quarantena sta finendo e dopo non sarà più niente come prima.

Ho pianto perché Alice ha paura delle persone con le mascherine e piange quando le vede, me la metto in casa per farla abituare, ma se vede me ride e vuole togliermela.
Ho pianto perché con lei la fase 2 non sarà così diversa dalla fase 1.

Ho pianto perché il 4 maggio è alle porte, così atteso, ma non sarà la fine di niente, sarà solo l'inizio di una normalità che a lungo ci sembrerà estranea.


Non so se mi ricordo come si guida. Non so se andrà più in moto la mia macchina. Non so se l'antiabbandono funzionerà ancora (ricordate? C'era pure l'antiabbandono una volta prima del Covid).

Non vedo l'ora di riabbracciare mia sorella, la mia nipotina, di vedere le mie amiche.
Questo è tutto.

Non andrò in pizzeria a guardare il mio compagno da dietro una barriera di vetro o plexiglas per poi andarci a letto insieme due minuti dopo.
Non tornerò al Lidl per ogni offerta colorata di cartoleria.
Non tornerò a parlare per strada con le persone.

La vita che ci aspetta non credo mi piacerà. Mi spaventa. Mi spaventano sempre tanto i cambiamenti e questo non sarà affatto minimo.

Ho visto una manifestazione politica ai tempi del Covid: tutti distanti un metro o più, come se fossero stati su una scacchiera immaginaria.

I bambini non torneranno più a scuola, ma non si sa ancora se sarà stoppato definitivamente un campionato di calcio. Può un campionato di calcio essere più importante della scuola per una società? Può davvero essere così? Mi sembra che la scuola, nella concezione del momento, sia solo una baby-sitter per la mattina e invece non è così. È molto di più ed è la mancanza secondo me più grande che ha lasciato il Covid in Italia.

La quarantena sta finendo e a me non sembra vero. Forse si tornerà a lavorare. Forse si tornerà a fare merenda insieme. Non ci saranno le mie amate feste di paese quest'anno e non vedrò Alice ballare senza vergogna in pista sulle note delle solite orchestrine di liscio. Mi mancheranno perfino quelle fisarmoniche. 

In questi cinquanta giorni gli alberi si sono riempiti di foglie, i boschi sono diventati di quel tono di verde brillante che amo, le primule selvatiche sono fiorite e poi sfiorite. 
Dopo la pioggia che è scesa in questa settimana la natura profuma davvero di primavera.
Ci sono ancora le violette sbocciate e poi la borraggine, i ranuncoli selvatici, i ciclamini col loro colore e il loro inconfondibile odore.

E aprile ci sta per salutare.
E maggio eccolo, titubante. Non mangerò pistacchi il giorno della festa del patrono. Non ci saranno comunioni. Solo silenzio.

Meno sette giorni alla fase 2.
Meno un giorno alla mia prima uscita ai tempi del Covid 19. 

Fatemi restare tra le margherite.

0 comments