Diario di una quarantena • Settimana 6

Impareremo a camminare. Con le mascherine.

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La quarantena ha raggiunto i suoi quaranta giorni. Altrimenti perché si chiamerebbe quarantena? Incipit intelligente, devo dire. Ma, come ho visto scritto su uno striscione navigando sui social, almeno di testa si può uscire poco poco?

Ho avuto gli incubi, certe notti.
Una notte ho sognato una vipera.
Un'altra notte ho sognato un lupo bianco che arrivava qui a casa e io ero a spasso con Maya al guinzaglio e non sapevo che cosa fare. Per fortuna poi mi sono svegliata, prima di vedere il finale tragico che immagino ci sarebbe stato. Addio Maya.

È stata una settimana ancora di sole, sono certa che la pioggia arriverà dal 4 maggio, che, per carità, ci vuole la pioggia, altroché. C'è l'orto da far crescere, il fieno basso e poi la mia amata stagione dei tartufi è alle porte, quindi... Però son certa che arriverà a tenerci in casa ancora un po', cosa che forse male non ci farà, in ogni caso.

È stata una settimana emozionante. Era giovedí, giovedì 16 aprile, ed eravamo fuori sul prato in videochiamata con la Giuli. Alice si è alzata e ha iniziato a camminare. Ha lasciato la mia mano e con passi storti e la soddisfazione in faccia ha fatto su e giù sull'erba, cercando di acciuffare un gatto. 
Ha scoperto anche che le piace tantissimo dondolare sull'altalena e così ci passiamo delle ore. 
Siamo sempre fuori, tranne le ore dei pasti e della ninna, eppure quando risaliamo le scale per rientrare a casa alle sette di sera lei continua a dimostrare la sua contrarietà.

Le ho cominciato a leggere Cipí ed è emozionante, perché è stato il primo libro che ho letto da sola, da bambina. Una volta ero Cipí che voleva volare e ora sono la mamma che un passo indietro guarda il suo uccellino spiccare il volo.

A proposito di libri, è morto di Covid 19 Luis Sepulveda e mi è dispiaciuto davvero un sacco. Le sue storie sono una più bella dell'altra e non vedo l'ora di leggere anche quelle ad Alice. Loro non moriranno mai. 

In questa settimana abbiamo provato a fare la pizza col lievito madre e anche il pane e anche la torta al testo. Quando ho chiuso 100g di farina e 50 ml d'acqua in un barattolo di vetro la prima volta era il 22 marzo e il momento in cui avremmo assaggiato il risultato di tutto quel lavoro sembrava lontanissimo. Invece quel giorno è arrivato. Devo ancora fare molta pratica, ma sono certa che pian piano diventerò brava. Quando ci avrò capito qualcosa non mancherò di condividerlo anche qui, in fondo oggi siamo tutti più convinti della bellezza di una vita semplice e lenta. La lentezza sarà sicuramente uno degli insegnamenti che mi lascerà questo periodo, insieme al lievito madre, che simbolicamente ho chiamato Hope. 

Il momento della fase 2 si avvicina e, sebbene io muoia dalla voglia di strapazzare di coccole la mia nipotina, ho davvero paura. Niente sarà come prima e io, che non sono più entrata in un negozio dal 24 febbraio, non so che cosa aspettarmi. Come è diventato il mondo nel frattempo?

Nella mia bolla di campagna, di mamma a tempo pieno, quasi nulla è cambiato, ma fuori pare che nulla sia più lo stesso. Non ho ancora mai indossato una mascherina, non mi piacerà indossarle.

Sarà difficile. 
Quando è nata Alice non pensavo avesse un mondo così tra le mani.

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