Semplicemente una storia d'amore con l'Olocausto sullo sfondo.
Questo post è apparso originariamente sul mio vecchio blog, Scarabocchi di pensieri, nell'aprile 2013.
Hope ha un nome che guarda
con ottimismo al futuro, ma lei del futuro non sa più che farsene.
Ha trent'anni, una figlia adolescente, un ex marito di nuovo
accompagnato, una pasticceria ereditata, una nonna malata di
Alzheimer. Hope aveva altri progetti per la sua vita: diventare
avvocato per esempio, eppure adesso si ritrova così, con una vita
che non è affatto come l'aveva disegnata lei anni prima. Adesso si
ritrova sola, con una vita che poteva andare ma non è andata. Ha una
montagna di debiti, una madre morta, una nonna che non la riconosce
quasi più e una figlia che la odia. Nessun uomo accanto. Troppo
tardi per tornare ai piani iniziali, troppo presto per rinunciare a
vivere.
Per fortuna anche nei tempi
più bui si nasconde una luce inattesa, forse è così per tutti,
sicuramente lo è stato per Hope. A regalarle quella luce nel buio è
stata sua nonna Rose, malata d'Alzheimer, che tutte le sere guarda il
cielo, aspettando che le stelle spuntino. Qualcuno, tanti tanti anni
prima, le aveva detto che l'avrebbe amata finché le stelle sarebbero
state in cielo e Rose non ha mai dimenticato né quella promessa né
quel qualcuno così importante per lei, Jacob. Se ha avuto una vita
lo deve a lui e se anche non ha mai parlato a nessuno del loro amore
non l'ha mai dimenticato.
Rose ormai è anziana e
malata. L'Alzheimer le sta portando via ogni ricordo, così prima che
sia troppo tardi, prima che ogni nome scompaia dalla sua memoria
ballerina, mette in mano a sua nipote Hope una lista di nomi, i nomi
dei suoi famigliari. Le chiede di scoprire che cosa ne è stato. Hope
non ha mai saputo della loro esistenza, per tutta una vita sua nonna
non ha mai tirato fuori quei nomi, perciò è un po' titubante di
fronte alla sua strana richiesta. Per fortuna c'è sua figlia Annie
che la sprona, anche con arroganza, a provare ad accontentare la
nonna. Per fortuna c'è anche Gavin, il tuttofare di Cape Cop, che sa
come aiutarla. Non appena legge quei nomi ha il sospetto che possano
essere nomi ebrei. La rivelazione lascia Hope completamente di
stucco, lei ha sempre saputo che sua nonna fosse cattolica, eppure in
un raro momento di lucidità è proprio lei, Rose, a rivelarle le sue
vere origini. È cattolica sì, ma è anche ebrea e musulmana.
Poco convinta Hope lascia la
sua casa e la sua pasticceria alla volta di Parigi, la città da cui
viene la nonna, la città dove sono rimasti impigliati quei nomi
della lista. Cammina per le strade percorse da una giovanissima Rose,
cerca informazioni nei musei dedicati all'olocausto, ritrova
addirittura Alain, il fratellino di sua nonna. È l'unico della
famiglia ad essersi salvato. Gli altri sono stati tutti sterminati
dai tedeschi in quegli anni tremendi della seconda guerra mondiale. È
lui che con il cuore spezzato racconta a Hope che cosa succedeva
negli anni bui della shoah.
All'epoca Rose era una
ragazzina, vagava allegra per Parigi, spesso aveva Alain con sé.
C'era anche lui il giorno in cui sua sorella conobbe l'amore della
sua vita, Jacob. Era bello, forte, antinazista. La scintilla tra i
due fu immediata. Rose e Jacob si amarono di un amore vero e puro,
eterno. E mentre il loro amore cresceva, la follia al potere
degenerava. Jacob aveva saputo da fonti certe che i tedeschi
avrebbero rastrellato e deportato tutti gli ebrei e pregò Rose di
fuggire insieme alla sua famiglia. Lei era sicura che Jacob sapesse
la verità, perciò provò in tutti i modi a convincere suo padre a
scappare con tutta la famiglia, ma lui non le credette. Con la morte
nel cuore la giovane Rose non poteva far altro che lasciare la sua
famiglia e andare via, da sola, senza nessuno dei suoi fratelli,
senza i suoi genitori, senza Jacob che doveva aiutare altre persone.
Lei doveva andare. Doveva provare a salvare se stessa e la vita che
custodiva segretamente nella sua pancia. Finché le stelle sarebbero
state in cielo Jacob l'avrebbe amata, perciò lei non doveva avere
paura, si sarebbero ritrovati al di là del mare, in un paese libero,
dove ad accoglierli ci sarebbe stata una donna con una luce in mano.
Rose si armò di coraggio e la notte prima del rastrellamento lasciò
casa sua. Ad aiutarla fu una famiglia musulmana che aveva una
pasticceria lungo le rive della Senna. Proprio in quella pasticceria,
nascosta al mondo, Rose imparò a fare molti di quei dolci che poi
ripropose con successo a Cape Cod, dolci che poi aveva tramandato
alle donne della sua famiglia, prima a sua figlia e poi a sua nipote.
Mentre Hope è in Francia
Rose ha un ictus. Con il cuore colmo d'amore Hope prende l'aereo per
tornare a casa insieme ad Alain, che ancora non crede che Rose non
sia morta per mano dei tedeschi.
Hope torna e quel buio da
cui era partita qualche giorno prima sembra essersi dissipato. Adesso
conosce le sue origini. Adesso conosce la storia della sua famiglia.
Adesso sa di essere ebrea anche lei. Adesso sa che Ted, l'uomo che
per tutta la sua vita ha chiamato nonno, non era il suo vero nonno.
Adesso sa che sua nonna ha vissuto una vita che non era la sua,
accanto a un uomo che non aveva mai amato quanto Jacob. Un uomo che
però le aveva offerto la salvezza, oltre l'oceano, in un paese
libero. Rose voleva solo che il frutto dell'unico amore della sua
vita nascesse e per questo sposò un uomo che le offriva amore,
sicurezza e l'America. A Cape Cod aprì la sua pasticceria e continuò
a preparare per decenni dolci di tutte le religioni, convinta com'era
di appartenervi. Perché dio è sempre lo stesso, sono gli uomini che
creano le differenze.
Hope torna a casa con la
consapevolezza di quello che è stata per la sua famiglia la
pasticceria che adesso gestisce lei. Torna a casa sapendo che quel
principe con cui la nonna riempiva le favole che le raccontava da
bambina non era altro che Jacob. Jacob è vissuto così, nella vita
di Rose, come in una gigantesca favola. E le favole hanno sempre il
lieto fine. Anche Hope, che nell'amore aveva smesso di credere,
all'improvviso decide di voler lottare per scrivere questo vissero
felici e contenti accanto ai nomi di Rose e Jacob. Lo cerca insieme a
Gavin. Lo trova al crepuscolo di una sera qualunque, intento a
guardare le stelle del cielo. Quando quell'uomo anziano ed elegante
si gira verso di lei non ha dubbi: è lui. Il padre di sua madre,
morta senza sapere della sua esistenza. Suo nonno. Ha gli stessi
occhi, gli stessi lineamenti di sua figlia Annie.
Ogni favola ha il suo lieto
fine e anche Jacob e Rose ce l'avranno. Saranno per sempre insieme,
in una terra libera dove sono arrivati separatamente tanti tanti anni
prima.
E anche Hope avrà il suo,
di lieto fine. Dopo aver appreso tutta la storia della vita di sua
nonna non può continuare a credere che l'amore, quello vero, non
esista.
Finché le stelle saranno in
cielo è un libro scorrevole, dolce, romantico, fiabesco. L'Olocausto
è solo un pretesto per narrare un grande amore, un amore eterno.
Non sono esattamente una
lettrice amante dei romanzi così tanto zuccherosi, ma questo sì, mi
è piaciuto molto. Un amore come quello di Rose e Jacob non credo
capiti tutti i giorni, è più facile forse trovarsi nella situazione
di Ted, innamorato di una donna che sapeva non sarebbe mai stata
davvero, completamente, sua.
Razionalmente credo che
questa storia sia troppo perfetta, troppo costruita a tavolino,
troppo smielata. Razionalmente penso che ogni pezzettino del puzzle
si sia incastrato fin troppo bene con gli altri.
Razionalmente credo che
questa storia non descriva pressoché niente dell'Olocausto.
Ma.
C'è un ma. Quando una
storia emoziona, emoziona e basta. Quando succede tutti i
"razionalmente" non contano più. E questa storia sì, mi
ha emozionato, tanto.
Se volete leggere le frasi che ho sottolineato leggendo il libro vi rimando a questo post!
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