Splendore • Frasi

LE FRASI CHE HO SOTTOLINEATO LEGGENDO IL ROMANZO DI Margaret Mazzantini "Splendore" (QUI LA RECENSIONE DEL LIBRO).

Spiate da dietro le persone portano il peso del loro destino, come se nella parte che non possono vedere di se stesse si addensassero tutte le sofferenze, i pensieri, le speranze individuali e quelle di tutte le generazioni precedenti che paiono accanirsi contro l'ultimo testimone, lo spingono in avanti ma intanto sembrano ridere di lui, della sconfitta che egli ripeterà.


Il tempo meteorologico non influisce affatto sull'umore dei ragazzi felici.

Ho sempre temuto i ricordi. Sono fuggito milioni di volte, non ho mai avuto care abitudini, così da non doverle rimpiangere. Perché da quel giorno niente mi sembra più atroce di un ricordo magnifico.

Va bene, volevo dirgli, vedrai andrà bene per entrambi, cresceremo e un giorno saremo grandi e più sicuri di noi, assomiglieremo alla nostra gente, tu alla tua e io alla mia e soffriremo meno. Perché è solo la giovinezza che mischia il mare, poi ognuno si ritirerà dalla sua parte. Ci separeremo amabilmente e un giorno ci rincontreremo con grosse manate sulle spalle, come due cugini alla lontana: come stai? Sto bene, lo vedi, non mi sono buttato da una finestra.

Finito il tempo dei vetrini, dei germogli nell'ovatta bagnata, finito il tempo di laudabamus e cantami o diva, finite le corse in palestra nelle giornate di pioggia, i cazzi sulla lavagna, il puzzo del cuore sotto le tute. Un giorno diremo siamo stati giovani, tutti.

- Tutto nel mondo è replica, Guido. Non c'è nulla da inventare. Copia al meglio di te stesso una vita che ti soddisfa.
E davvero accadde, e fu contro natura, e davvero vorrei sapere cos'è la natura.

Ci si innamora quando si fa l'amore, la carne è l'unica spiaggia che le anime hanno.

La tipa con il cappottino leggero non perdeva tempo, era saltata addosso al suo ragazzo che la sorreggeva mentre si baciavano. L'altro militare intanto stringeva la ragazza con il collo di volpe spelacchiato, che era molto più bassa di lui, sicché doveva chinarsi parecchio. Restammo a guardare quelle schiene appaiate di fidanzati, coppie regolari composte da un corpo grande e protettivo e da uno più piccolo arrampicato sui tacchi, impiumato per il richiamo sessuale.

Comprammo uno zucchero filato, attendemmo che levitasse caldo e spumoso intorno al suo stecco e strappammo ciuffi dolcissimi che ci fecero ridere e impiastricciare, che subito si scioglievano in bocca deludenti come il nulla... la quintessenza dell'inganno più dolce, non era questo l'amore? Un pugno di zucchero che cambia le sue molecole, si gonfia e ci alletta, poi, al contatto con la cavità calda delle membra, svanisce come l'illusoria sostanza dei sogni.
Restammo accanto alla porta. Credo di essermi sempre seduto così nelle chiese, in fondo, dove l’incenso sfoca la visione e la voce del prete è un rumore lontano. Attratto dal culto, dal ristoro dei molti, ma pronto ad andarmene, sospinto indietro per indegnità o per superbia.

Diffidando di noi stessi, tornavamo a guardarci con diffidenza.

Chi ha detto che i ragazzi sono coraggiosi? Il coraggio io l'ho trovato con gli anni, insieme a ogni sbaglio, a ogni pezzo mancato di strada. Non ero abbastanza disperato, forse. Avevamo poco più di vent'anni, tutta la vita davanti.

Non avevo stima di me stesso. Non sarebbe stato certo lui ad aiutarmi a crescere, a costruirmi. Lui mi avrebbe tenuto a sé, avrebbe mischiato le sue fragilità alle mie. Ci saremmo violentati a turno, solo per sopportare il dolore della vita.
Tutte le relazioni d'amore nascono da una mancanza, ci immoliamo a qualcuno che semplicemente sa accomodarsi in questo spazio aperto e dolorante per farne quello che vuole: farci del bene oppure distruggerci. 

Mi dissero che erano andati in pensione, erano tornati giù.
In quel generico giù, riconobbi l'Italia, il suo spirito, quella sua cronica divisione interna per ogni cosa. Un Paese abituato ad avere un sopra e un sotto, un attico e una cantina.

- Sono stata per vent'anni l'amica di un lord che adorava la caccia. Tutta la vita mi sono sentita uno di quegli animali che incontri per caso, ai quali spari per noia, per nervosismo. Solo perché non hai trovato la volpe. Ma non ho mai rimpianto una vita al sole. Quel segreto mi ha incitato a esplorare me stessa... ho vissuto una clamorosa vita interiore.
- La parte migliore della vita è quella che non possiamo vivere, Guido.

- Non ce la farò mai.
- A fare cosa?
- Non lo so ancora, però so che non ce la farò.
- Perché, Leni?
- Sono debole.
La strinsi, faticai a trattenere le lacrime. Le sussurrai che lei non era affatto debole, era straordinariamente fragile e potente come tutte le persone forti e profonde.

Sospirai guardando quel mare. La voglia di alzarmi e di dargli un pugno, di gonfiarlo di botte. La voglia di far l'amore con lui. La vergogna di chiederglielo.
Se non sapessi che è lei, che la sua carne ha visto tanta di quella pioggia, stenterei a riconoscerla. Se questa donna fosse passata accanto a Betty solo qualche anno fa, quando se ne stava spaparanzata con la sua minigonna e le cosce invitanti come budini di fragola davanti alle roulotte dei musicisti, lei le avrebbe ruttato alle spalle.
Questo significa invecchiare, ragazzi, andare incontro a un'altra persona e far finta di riconoscerla.

Tu sei soltanto ciò che credi di essere in questo preciso istante.

È l'ultimo gesto di coraggio. E naturalmente nasce da una sterminata paura.

Siamo sempre obbligati a rinascere in un remoto luogo dell'universo.

Sai come chiamano le mimose, ragazzo? Il fiore che si vergogna. Sono di buon augurio a chi si mette in viaggio. Adesso scendono nell'acqua, battezzano il blu. Ma tu non vergognarti del viaggio. La vita, credimi, non è un fascio di speranze perdute, un puzzolente ricamo di mimose, la vita raglia e cavalca nel suo incessante splendore.
Se volete leggere i miei pensieri sul libro vi rimando a questo post! Buona lettura!

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