Diario della quarantena • Settimana 3

#iorestoacasa. E tre.

Terza settimana chiusa a casa e stavolta chiusa ci sono stata davvero, come una trentenne barricata in un monolocale senza balconi al sedicesimo piano di un palazzone di una qualunque città.
Non più pomeriggi sdraiata sulle margherite con Alice né passeggiate mano nella mano tra gli ulivi da potare.
Questa settimana, la prima della nuova primavera, è stata freddissima: ha perfino nevicato un po'. Così siamo state chiuse a casa, in casa, per meglio dire.
Abbiamo visto il vento muovere gli alberi da dietro il vetro della finestra e devo dire che tutto appare più triste, da dietro il vetro della finestra.
Fiocchi di neve sono caduti sull'ombrellone che avevo tirato fuori la settimana scorsa e sulle margheritine rimaste chiuse per il gelo; sono caduti sui fiori dei ciliegi e anche su quelli di pesco.
E chissà se le mangeremo le ciliegie e le pesche.
E chissà come saremo messi quando arriverà il momento delle ciliegie e delle pesche.

Pensare al futuro mi mette più ansia del solito.
Vivo l'oggi e anche l'oggi non è tra le cose più semplici da affrontare.
Alice si sveglia presto, giochiamo sul tappeto con le costruzioni per un po', fino a quando non si addormenta di nuovo. Allora dedico un po' di tempo a me stessa, in particolare a questo blog a cui voglio bene e a tutto ciò che vorrei che gli girasse intorno.
Ho installato un nuovo programma di editing video, durante questa terza settimana di quarantena, e ci ho già montato due o tre video da caricare su Youtube.
In questa quarantena, per esempio, ho rispolverato il canale Youtube. Non lo avrei mai fatto senza questo tempo sospeso che passa ma non si sa bene come, senza questo tempo che bisogna un po' ingegnarsi per farlo passare.

Non ricordo da quanto tempo non installassi un nuovo programma sul computer, probabilmente da prima della gravidanza.
Non ricordo da quanto tempo non riordinassi il quaderno delle ricette provate e approvate, soprattutto.
Non ricordo da quanto tempo non mettessi mano ai miei schemi a uncinetto accumulati nel corso degli ultimi due anni. Sarebbe bello se in questa quarantena io riuscissi a digitalizzarli almeno un po'.
Non ricordo da quanto tempo non cucinassi così tante cose nuove.
Non ricordo da quanto tempo non preparassi i bomboloni.
Non ricordo da quanto tempo desiderassi provare a far nascere il lievito madre. Ecco, l'ho fatto. È chiuso, anche lui, in un barattolo di vetro in cucina e aspetta, anche lui, di uscire fuori a far qualcosa di bello, un picnic sottoforma di pizza bianca al sale, magari.
Non ricordo da quanto tempo stessi tutti questi giorni senza vedere la mia nipotina. Fare lavoretti in videochiamata con lei è la dose di normalità che posso provare a darle. Passerà, certo, ma questo tempo a lei sembra davvero troppo lungo. Ogni giorno mi chiede se Alice ha imparato a camminare, se ha imparato a parlare, se ho deciso che cosa metterle nell'uovo di Pasqua. Io sdrammatizzo È passato solo un giorno, non sa camminare, dice solo cose incomprensibili, tanto per non buttarle addosso anche l'idea che si sta perdendo dei pezzi importanti nella crescita della sua cuginetta. E per l'uovo di Pasqua, quest'anno, la vedo dura, ma non preoccuparti so già cosa prendere anche a te quando potremo uscire.

Ma quando?

Sono felice di avere un uomo come Conte al governo, tra tutti i Trump e i Boris Johnson che vedo in giro stranamente penso che ci sia andata molto bene. Se immagino questo momento con conferenze stampa di Salvini rabbrividisco all'idea. Di male in peggio.
Non è facile gestire una fase così delicata, ma Conte, pur non essendo un politico in senso stretto, dimostra di saperlo fare. Comunica con noi con pacatezza, relativa tranquillità, non infonde rabbia, non infonde terrore. Lui stesso per primo ha il naso rosso a forza di indossare le mascherine, lui come le persone che oggi ancora lavorano.
In questi giorni penso tanto al mio sogno di tredicenne, quello di diventare una specie di Patch Adams. Chissà dove sarei, oggi. Invece che una mammina tranquillamente barricata in casa sarei un medico in prima linea, occhi stanchi e faccia rigata. Ho sempre pensato che quella del medico non fosse una professione, ma una missione. Non basta avere voti alti per entrare a Medicina, ma una vocazione dentro che nessuno ti insegna. In queste settimane, su al Nord, ogni giorno i medici ci dimostrano la loro professionalità, la loro dedizione, la loro passione, la missione che hanno scelto per la propria vita.
Mi commuovono, oggi.

Se penso al futuro ho paura. Sono fiduciosa, ma ho paura. Non so che fine faranno i nostri lavori. Non so che fine faranno i nostri sogni. Dentro di me so che la storia è fatta di corsi e di ricorsi, di crisi e riprese, perciò sono certa che presto a questa profonda crisi che ci colpirà in pieno seguirà una nuova crescita e nuovi modi di vedere ogni aspetto della nostra vita, che magari la nostra vita la miglioreranno, addirittura.
Ne sono così sicura che ho continuato a seminare, in questo mese. Ecco i miei semini che dormiranno sotto terra fino a quando la vita, come la conoscevamo prima o forse tutta nuova, riprenderà ad andare.

Tutto è confuso. Fuori, dentro. Le azioni, come i pensieri. Come questi post che scrivo di getto, senza capo né coda, come nel migliore dei flussi di coscienza. Un fiume in piena. Paragrafi che si susseguono senza logica. Paura. Poi speranza. Poi noia. Poi opportunità. Poi fiducia. Poi amore. Poi Alice. Poi le videochiamate con chi sta a due minuti di strada. Poi impasti nuovi. Poi nuove idee. Poi canzoni. Poi film, ma quando che c'è sempre Bing? Poi libri, ma quando che ho in mano sempre quello di Masha e Orso? Poi che bello che ci sei, Alice, senza di te starei tutto il giorno a letto. Poi che sonno. Poi uffa. Poi che facciamo? Poi le carte, ma lui non ci sa giocare. Poi il sole che è andato via. Poi il freddo che è tornato. Poi la Pasqua che sta arrivando e non ci saranno le uova. Poi gli arcobaleni. Poi questo tempo strano. Dicono che c'è un tempo per seminare e uno più lungo per aspettare, io dico che c'era un tempo sognato che bisognava sognare. Poi Fossati e Amici che va avanti tristemente senza pubblico. Poi Nyv che non è arrivata in finale. Poi Luca Argentero che indossa un camice. Poi io che riesco a vedere Doc fino alla fine e mi sembra un miracolo. Poi i miracoli che non esistono. Poi la scienza che torna protagonista. Poi non si sente più nessuno contrario ai vaccini. Poi il Papa, che mi commuove vederlo solo in mezzo a San Pietro sotto la pioggia, ché anche se non credo fa effetto lo stesso. Poi siamo tutti uguali: noi, come il Papa, come Mattarella che non può andare dal barbiere. Poi che bello essere italiani. Poi che bello l'inno. Poi che bello sarà rivedere le strade piene. Poi che bella Alice che barcolla sulle sue gambe. Poi che bello scrivere, anche così senza alcun senso. Poi che bello sarà risvegliarci liberi e capirlo davvero che cos'è esserlo. 

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