Sulla differenza con cui guardiamo la nostra vita e quella degli altri.
Questo post è apparso originariamente sul mio vecchio blog, Scarabocchi di pensieri, nel maggio 2013.
Avevo una schiena rossa come un
pomodoro, qualche giorno fa. Martedì scorso c'era un sole così
bello, dopo tanta pioggia, che non ho resistito: sono uscita con il
costume e l'ultimo romanzo di Chiara Gamberale, il secondo che leggo
dopo L'amore quando c'era. Sdraiata al sole sul pratino verde di casa
mia, verde come la copertina del libro, non mi sono preoccupata del
tempo che passava. Mezz'ora, cosa vuoi che sia. Dopo un'ora sono
balenati i primi dubbi: mi brucerò? Ma no, non mi brucerò. E poi
ormai mancava così poco. Una manciatina di pagine. Ormai dovevo
sapere che fine avrebbero fatto Tea ed Erica. Così è passata un'ora
e mezza, inutile dire che il primo sole dell'anno, così lungo, ha
prodotto due spalle che per due notti non sono riuscita ad appoggiare
al cuscino, ecco.
Quattro etti di abbronzatura, grazie,
ma senza passare dalle scottature possibilmente.
Quando non vedo l'ora di finire un
libro e lo leggo anche a costo di bruciacchiarmi un po', allora è un
buon segno. Significa che mi piace.
Il romanzo è a tre voci: inizia e
finisce con i pesieri di una commessa di un supermercato in cui
fanno la spesa, tra tutti, due donne molto diverse tra loro, Erica e
Tea. Sono le loro le altre due voci che si alternano nel libro.
Erica lavora in una banca che ha da poco subito una rapina, ha un marito che l'adora, due figli, una casa da mandare avanti. Ha una vita normale insomma, una vita che lei si sente stretta. Come vorrebbe essere bella, strana e libera come Tea.
Tea è la protagonista della fiction più famosa del momento, Testa o cuore, è un'attrice bellissima che sicuramente, agli occhi di Erica, ha una vita piena d'amore, di cose belle, una vita libera ed entusiasmante, al contrario della sua.
Quello che Erica non sa è che anche Tea è insoddisfatta del modo in cui scorrono i suoi giorni, lo è sempre stata, fin da quando era una ragazzina. Si è sempre sentita schiacciata dalla forte figura di un padre invadente, per cui nutre un amore sconsiderato, ma allo stesso tempo conflittuale.
Erica lavora in una banca che ha da poco subito una rapina, ha un marito che l'adora, due figli, una casa da mandare avanti. Ha una vita normale insomma, una vita che lei si sente stretta. Come vorrebbe essere bella, strana e libera come Tea.
Tea è la protagonista della fiction più famosa del momento, Testa o cuore, è un'attrice bellissima che sicuramente, agli occhi di Erica, ha una vita piena d'amore, di cose belle, una vita libera ed entusiasmante, al contrario della sua.
Quello che Erica non sa è che anche Tea è insoddisfatta del modo in cui scorrono i suoi giorni, lo è sempre stata, fin da quando era una ragazzina. Si è sempre sentita schiacciata dalla forte figura di un padre invadente, per cui nutre un amore sconsiderato, ma allo stesso tempo conflittuale.
Era una cleptomane, Tea. Fino al
momento in cui ha incontrato lui, Riccardo. Riccardo, Riccardo,
Riccardo. Diventa quasi un'ossessione quell'uomo che ama
visceralmente, che ha sposato quasi per gioco, quasi solo per
promettergli che mai l'avrebbe lasciato. È un genio del teatro,
Riccardo. Un egocentrico. Fa della loro vita la rappresentazione
della favola di Peter Pan. Lui è Peter Pan, Tea la sua Wendy, quella
che un giorno crescerà, avrà voglia di smettere con quella loro
vita strana e alternativa, quella che un giorno lo lascerà perché
avrà voglia di avere un figlio, magari. Peter Pan invece non
crescerà mai e di figli non ne avrà. Tea voleva dimostrare a
Riccardo che l'amava davvero e che non sarebbe mai cresciuta, al
contrario di Wendy, per questo lo ha sposato.
È passato del tempo dal loro
matrimonio. Riccardo e Tea non si parlano più. Non si toccano più.
Non fanno più l'amore. Nonostante lui sia un tipo violento incapace
di amarla sul serio, lei continua a stare con lui. Non per salvare
un'apparenza: lei continua ad amarlo il suo Riccardo, quelle braccia,
la sua pancetta. Quel suo modo brusco e ingiusto di fare. Quell'uomo
insoddisfatto di sé, della sua vita, eppure così pieno di cultura,
così in grado di fornirle un porto sicuro. Tea non si sente con
nessun altro come con lui. Nemmeno con Anthony, con cui ha una
relazione segreta da un anno. Anthony che la ama, Anthony che non è
un Peter Pan, Anthony che sogna loro due insieme, una station wagon,
due figli e un cane. Anthony che la rispetta, la desidera, la ama.
Anthony che ha solo un problema per Tea: non è Riccardo. E lei senza
Riccardo non sa vivere.
Lo capisce quando all'improvviso lui la
lascia per un'altra. Con Anthony torna a essere una cleptomane, piena
degli stessi problemi che aveva quando era una ragazzina. Pensare che
in fondo lei non vorrebbe altro che un carrello della spesa pieno
delle stesse cose di quello di Erica. Pensare che vorrebbe solo
quattro etti del suo amore. Tea lo sa: Erica ne ha tanto, di amore.
Avrà un marito affettuoso, sempre presente. Dei figli. Tea immagina
che se Erica le donasse quattro etti del suo amore potrebbe comunque
continuare a sguazzarci dentro. Ma sarà davvero così?
"Mezzo chilo d'amore da darmi. Ce l'hai?"
Anzi no, facciamo quattro etti. Mi bastano. E a tutto l'amore che hai tu non tolgono niente. No? Su, ti prego. Dalli a me. Ti prego. Dammeli. Oggi. Ora. Quattro etti d'amore, grazie.
Come Erica, anche Tea idealizza la vita
dell'altra, che è tutt'altro che rose e fiori. Il suo matrimonio sta
attraversando una fase difficile, lei si sente spesso sottovuoto,
corre con la mente indietro nel tempo, alle emozioni del passato, al
momento in cui tutto poteva ancora essere, al contrario di oggi. Oggi
c'è Michele, ci sono Viola e Gu: amore certo, ma anche impegno e
responsabilità. Sentirsi una donna realizzata, oltre che una moglie
e una mamma, è complicato per Erica in questo momento.
Tea questo non lo sa, come Erica non sa
che Tea vive un amore tormentato ed è tutto tranne che una star
serena.
Entrambe sono insoddisfatte della propria vita, entrambe
sognano di essere protagoniste della vita dell'altra.
Credono che l'esistenza che trascinano sia capitata loro come una dannazione: invece è esattamente l'unica che desiderano, l'unica adatta a loro.
Si mettono in salvo e credono di perdersi, rischiano di perdersi e credono di mettersi in salvo.
Quanto pesa quello che siamo? E quello che non abbiamo?
Un romanzo sull'insoddisfazione,
dunque. In sintesi, sì esatto quella cosa che non mi appartiene,
quella che fin dalla scuola mi dicevano che non ce l'avevo (e come
dargli torto...), io Quattro etti d'amore, grazie lo riassumerei con
un famosissimo proverbio: l'erba del vicino è sempre più verde. Se
per caso quella stessa erba fosse tua all'improvviso apparirebbe ai
tuoi occhi sicuramente più secca, ma è di un altro e allora brilla
di un verde speciale.
Se volete leggere le frasi che ho sottolineato leggendo il libro vi rimando a questo post!
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