29 febbraio

Di come io sia cresciuta, di quattro anni in quattro anni.


29 febbraio 2000

Nove anni e mezzo e un nuovo millennio davanti. Gioco ancora con le bambole e un po' me ne vergogno, a guardare i miei coetanei sembra che il tempo dell'infanzia sia finito ormai, ma io mi ostino a prolungarlo. Saltello sul prato con tre gatti rossi intorno e gioco a Mila e Shiro con mia cugina. Invento molte storie e, possibilmente, vorrei scrivere presto un libro.
29 febbraio 2004
Terza media, capelli troppo lunghi. Ho gli occhi grandi e una tendenza alla secchionaggine timida che mi regala molte prese in giro. Piango a casa di nascosto e mi consolo pensando che gli esami sono vicini e tutto finirà. Una nuova scuola mi aspetta. Una nuova città sconosciuta accoglierà il mio culone e i miei voti alti, conoscerò nuove persone e dimostrerò a chi adesso mi prende in giro il mio valore. Alzo un muro fatto di parole, indosso penne blu come una corazza, scrivo tutto quello che non riesco a dire e rifiuto ogni bacio che mi viene offerto. Vivo in solitudine, ascoltando musica, leggendo libri, vincendo concorsi letterari sparsi per l'Italia. Decido che farò la pediatra col naso rosso e decido per questo che farò il liceo scientifico, proprio io che con la matematica non ho mai avuto feeling. Il futuro è a pochi mesi da me.

29 febbraio 2008
A settembre compirò i tanto attesi 18 anni. Tra sette mesi quasi esatti potrò prendere la patente, votare e firmare da sola le giustificazioni a scuola. Dopo il liceo non voglio più fare medicina e non voglio più fare nemmeno la scrittrice. Dopo il liceo voglio studiare matematica, perché sono certa che mi abbia salvato la vita e perché ho un estremo bisogno di certezze, passaggi logici, soluzioni a ogni problema. La matematica mi permette di essere compresa nonostante la timidezza, mi permette di non parlare, mi permette di essere chiara nelle mie conclusioni, mi permette di accendere il cervello e provare a mettermi in gioco. Nella mia scuola teorica, tutta incentrata sul pensiero e sull'astrazione, la matematica è l'unica materia che sfida la mia persona e mi permette di fare. Fare inizia a sembrarmi un bel verbo. Sono una diciottenne dai gusti strani, insomma. Amo la razionalità dei numeri e i problemi di analisi, riempio diari con le parole del mio insegnante di matematica e mi faccio prestare libri da quella di storia. Grazie a lei costruisco una mia coscienza politica, tutta volta a un'etica delle pari opportunità, faccio della scienza il mio credo e perdo la mia fede. Diciotto anni e la mattina ascolto De André nelle cuffiette di Luca, mentre gli passo le versioni di latino e penso che vorrei essere come lui. No, non un uomo con la barba. Vorrei essere estroversa, briosa, alzare la mano, fare domande, vendere il mio bello e scherzare sul mio brutto. Continuo imperterrita a fare di me stessa il centro del mondo, costruisco storie romantiche e appassionate tutte solo nella mia testa, mentre nella realtà sento certamente il mio cuore battere, a volte, ma vince sempre l'idea di libertà che sento di dover preservare, se voglio andare per la mia strada, dopo la scuola. Così mi mantengo fedele a me stessa, incontaminata. Non vado in discoteca, non fumo le canne, non mi ubriaco. Sogno molto, ma non mi lascio andare mai.

29 febbraio 2012
Lungo le strade ci sono ancora cumuletti di neve. Finalmente sono riuscita a vedere una nevicata come si deve, anche qui. I vecchi mi raccontavano di una famosa nevicata del '54 e adesso anche io potrò parlare dell'eccezionale nevicata del 2012. Per un mese intero ho visto solo bianco fuori dalla finestra, Tiziano Ferro e la sua ultima notte al mondo sono la colonna sonora di questo momento e di questo anno che si preannuncia meraviglioso. A giugno, ebbene sì, diventerò zia. Non è che sono soltanto felice: molto di più! Penso che me la merito una gioia così grande, dopo questi anni dolorosi e complicati. Secondo alcuni in questo anno il mondo finirà, ma io sento che il mio invece inizierà.

29 febbraio 2016
È successo. Succede a tutti, prima o poi. Anche agli irriducibili come me. Eh già. Mi sono innamorata. Non so bene come sia accaduto, ma ho un anello al dito. Proprio io. È strano, non lo nego, dopo venticinque anni passati in solitudine è complicato far posto a un'altra persona nella propria vita. Ma è successo. Per la prima volta so che la sera ho un abbraccio dentro cui rifugiarmi. Ed è molto molto bello. Non so come andrà, ma il fatto che io abbia deciso di provarci mi fa credere di essere sulla buona strada per diventare una persona migliore. Ho fatto cose che non avrei mai detto, ultimamente. Mi sono fidanzata e lavoro saltuariamente in un bar. La me timida e impacciata che ero non ci crederebbe mai, ma adesso ho imparato a parlare con le persone e a far pace con le mie stranezze.

29 febbraio 2020
Una settimana fa stavo cantando Tanti auguri a te ad Alice. Proprio il 22 febbraio ha compiuto un anno. Da un anno esatto sono mamma. I suoi occhi grandi sono quanto di più bello i miei abbiano mai visto. Il modo in cui mi guarda è meraviglioso. Meraviglioso è vederla crescere giorno dopo giorno, ho scelto per il momento di non fare più la barista. Adesso cucio scarpe di lusso da casa e questo mi permette sia di crescere Alice sia di guadagnare quel tanto che basta a soddisfare le mie piccole voglie senza dipendere dagli altri. È incredibile per una pazzerella come me, ma ho un progetto di vita a lungo termine, la mia bimba. Molto altro devo ancora deciderlo, ma sento che in questo anno sarò più concreta del solito. A settembre compirò trent'anni e mi sembra un buon punto di partenza. Ci sono molte cose che ho lasciato in sospeso in passato e certi giorni vorrei avere il coraggio di riprenderle in mano. Una su tutte? L'università. Mi fa un certo effetto metterlo per iscritto nero su bianco, ma sarebbe bellissimo regalarmi la forza di tornare a studiare per il gusto di farlo, senza più macigni sul cuore, senza più troppe fragilità caratteriali. Lo so che è una follia farlo a trent'anni, ma normale normale non mi ci sono sentita mai in fondo. Sono una mamma, oggi. Ad Alice devo dimostrare che si può essere tutto ciò che si vuole, nella vita. Voglio essere sempre dinamica e curiosa, trovare il tempo di leggere e migliorarmi, scoprendo cose nuove e aprendo la mia testolina. Diventare mamma non è un punto di arrivo, ma di partenza. Ora ho una buona ragione per non rimandare più niente a un domani indefinito. Ho quasi trent'anni e mi conosco abbastanza bene. Un giorno avrò una corona d'alloro in testa, magari un laboratorio creativo, tre bambini e un libro con su scritto il mio nome.
Troppo ambizioso? Può essere. Ci rileggiamo il 29 febbraio 2024 per gli aggiornamenti.

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