Quella mia valigia arancione

La storia semplice di un bagaglio a mano

Era il primo giugno di quasi tre anni fa e lei, la mia valigia arancione, straripava di adrenalina ed emozioni nuove: caricata da lui nella sua Dacia Duster nera era felice come me, come noi, di affrontare la nostra prima vacanza insieme.

Il giorno dopo sarebbe stato il compleanno di G. e nella valigia avevo chiuso anche una bottiglia di spumante e due calici di plastica da costruire.
Siamo partiti carichi di amore e di voglia d'avventura. Non avevamo nemmeno una prenotazione né tanto meno un'idea dei posti che avremmo visitato. 
In quella nostra prima vacanza insieme, bellissima nonostante la pioggia, la valigia arancione è scesa e poi risalita in macchina con noi ogni giorno. 
La prima notte eravamo in una bellissima camera di un b&b di Castellina in Chianti e, benché fosse il primo giugno, fuori c'erano una nebbia e un freddo che nemmeno a novembre. Eppure ricordo ben altro di quella nostra prima notte passata insieme dall'inizio alla fine, intervallata a mezzanotte dagli auguri, dal brindisi, dal primo regalo che gli avevo fatto per il primo compleanno che passava con me. 
La valigia arancione era lì, aperta e disordinata ai piedi del nostro primo letto condiviso.

Abbiamo attraversato insieme gran parte della Toscana, tra piccoli borghi, castelli, Leonardo Da Vinci e tutto il rosa lasciato dal Giro d'Italia che ci aveva preceduto.
Siamo arrivati in provincia di Modena, abbiamo mangiato dei tortellini che erano la fine del mondo e poi abbiamo iniziato a riscendere giù, verso l'Umbria, verso casa.

Due mesi dopo eravamo di nuovo in viaggio, verso i monti e i laghi dell'Appennino parmense. I risvegli a 1300 m d'altitudine erano piuttosto freschi, ma il trekking con dislivelli cospicui riscaldava le nostre giornate e ci faceva desiderare pranzi e cene gustosi e abbondanti.

L'estate successiva, quella del 2017, il viaggio più bello, per me. Destinazione Saint Vincent e la Valle d'Aosta. La valigia arancione era ancora lì, piena di vestiti troppo pesanti per la settimana soleggiata che abbiamo indovinato sul finire di agosto.

E poi puntatine al mare e sorprese innevate sotto l'albero di Natale.

A pensarci oggi mi sembra tutto tanto lontano, tutto bello e irripetibile.

Ogni volta che l'ultimo giorno di vacanza mi appollaiavo con il mio peso sulla valigia per richiuderla e metterla in macchina, sentivo un groppo alla gola, quella sensazione indescrivibile per cui sì, che bello tornare a casa, ma anche no, sarebbe meraviglioso se la vacanza durasse di più.
Quel groppo alla gola era la sensazione che il nostro gioco di essere una famiglia, in una vera casa, con una vera cucina, con un vero letto matrimoniale, stava finendo di nuovo e che saremmo tornati, di lì a poco, alle nostre solite vite, io coi miei impegni e lui coi suoi.
Quel groppo alla gola era la paura che tornare a dormire da sola nel mio lettino non mi avrebbe fatta sentire ancora felice, che non mi avrebbe fatto sentire tanto amata quanto mi ci sentivo in un abbraccio dato stretto stretto sotto al piumone.
Ora il lettone ce l'abbiamo.
La valigia arancione, ce lo aveva confessato la scorsa primavera, avrebbe tanto gradito vedere la Puglia o il Trentino durante l'estate, ma l'ultima estate è andata via in fretta, senza vacanze, e lei è rimasta ferma, come noi.
Oggi dorme di nuovo ai piedi del nostro lettone, come se fossimo ancora a Castellina in Chianti, in quella notte di quasi tre anni fa che ci ha visti risvegliare vicini, per la prima volta.
Sembra passato un secolo.
Io sono sicuramente molto diversa, ma diversa è anche lei, la mia valigia arancione.
Sta appoggiata al comò grigio rovere, pronta (almeno lei lo sarà?) per il viaggio meno programmato della nostra vita. Non ho riportato tappe sul mio taccuino rosso, nessun appunto su che cosa fare, che cosa vedere, che cosa mangiare.
È lì, vicino a noi.
La guardo con timore, anche se è con amore che l'ho riempita.
Devo ancora metterci una tazza, un bicchiere, dei tovaglioli e alcuni asciugamani. Vorrei portare con me un quaderno su cui scrivere e la macchinetta fotografica, anche se non so come starò poi, probabilmente sarebbero tutte cose inutili.
La valigia arancione sorride dalla finestra a Ovest della nostra camera, forse è felice ancora una volta di contenere cose tanto piccole eppure tanto grandi, sorride all'idea di quei sacchettini su cui ho scritto "primo cambio", sorride davanti ai piccoli body con Minnie taglia 0-1 mese che se sarà davvero 4 kg a malapena indosserà.

La valigia arancione è con noi anche in questo nuovo viaggio: il più complesso, il più lungo, il più emozionante. Dove ci condurrà?

Noi ci prendiamo per mano, ci guardiamo negli occhi e ci mettiamo un po' a ridere e un po' a piangere.

Lei ci guarda da laggiù e ci sussurra che sì, niente sarà più come prima, ma che la Puglia o il Trentino saranno bellissimi anche in tre.

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