Il mese dell'Ely // Aprile 2017

Ho sempre avuto la capacità di isolarmi dal mondo, lontana da tutto e tutti, in una bolla dove i rumori arrivano ovattati o, certe volte, proprio non arrivano. Ho sempre saputo scrivere storie nella testa, da quando ero bambina e stavo spesso da sola, passando per gli anni del liceo in cui ogni giorno mi immaginavo nei panni di un'eroina futura diversa, fino ad arrivare ai miei giorni da operaia in fabbrica, dove pur di non sentirmi in gabbia con la testa cantavo, pensavo, scrivevo.
Io so farlo: so andare via, quando voglio, dove voglio.
Sorrido spesso, mi circondo di tante cose, coloro il mio mondo, perché del mondo ho già visto il peggio e so che non vale la pena di vivere affannandosi e ammalandosi per due soldi in più, che tanto presto o tardi si muore tutti, perciò tanto vale provare a essere hacuna matata il più possibile, finché possibile.
Sono egoista o libera? Certe volte me lo chiedo, mentre fingo che i problemi non esistano, mentre fingo di aver bisogno solo a tratti di un abbraccio in cui rifugiarmi.

In questo ultimo periodo la mia capacità di vivere tra le nuvole mi è stata molto d'aiuto. Mi ha permesso di staccare la spina dai problemi, di lasciarli in sottofondo, come se esistessero sì, ma fino a un certo punto. E poi chi se ne frega. 
La vita è troppo breve per passarla a soffrire. Abbiamo tutti il sacrosanto dovere di provare a essere felici, qualunque cosa questo significhi. Nella mia bolla di sapone c'ho pensato parecchio ultimamente, alla mia felicità e a quella delle persone a cui voglio più bene.
Ho pianto abbracciata ad Archimede per paura di non saper conciliare le nostre concezioni di felicità: lui così ancorato ai suoi valori, io così piena di voglia di libertà. Lui mi ha rassicurata, come al solito.
Ho pianto da sola, perché certe volte pure la mia bolla scoppia e quando scoppia non c'è niente di niente da fare. Metto a fuoco tutti i miei casini, tanti, mi domando se e quando finirà la mia irrequietezza, se vivrò sempre col panico di restare incastrata in un'esistenza monotona, se qualcosa migliorerà in tutto quello che mi schiaccia. 
Mi chiedo se saprei perdonare, nel caso il mio perdono venisse richiesto. Non credo.
In fondo, non so perdonare nemmeno me stessa.

Ho letto

Possa il mio sangue servire. Uomini e donne della Resistenza italiana di Aldo Cazzullo
Ogni anno, in occasione del 25 aprile, leggo un libro per ricordare chi ha lottato per la mia libertà. Lo faccio sempre, perché so che noi italiani abbiamo la memoria storica troppo breve e non vorrei correre il rischio di essere anche io, un giorno, una di quelle che dice che alla fine fascisti e partigiani sono stati ugualmente assassini. 
Leggo della Resistenza per questo, per non dimenticare mai che c'era chi combatteva per un'idea giusta e chi stava dalla parte sbagliata e che non ci sono ma e se che tengono, che la differenza era netta e che non voglio mai, mai, dimenticarla.

Ho visto

1) Troy, col mio cugino entrato nel tunnel dell'epica.
2) Un fantastico via vai, ora che ci penso mi sa che sul finale mi sono addormentata.

Sono andata

Aprile è iniziato con Agriumbria, importante fiera dell'agricoltura della mia regione, fiera che si è svolta mentre a Bologna c'era Il mondo creativo, al quale, purtroppo, ho dovuto rinunciare. Sono tornata a casa con una decina di bulbi di ranuncoli (che però mi sa che erano una fregatura), bustine di semi di vari fiori e una pianta di fragole rampicante, sulla quale, al contrario, sono ottimista.

A Pasquetta ecco finalmente il primo mare della stagione.
Un picnic di avanzi sotto la pineta di Albinia. I baccellli di fave già mature. I papaveri già sbocciati. La strada circondata di alberi di Giuda tutti rosa, tutti fioriti. Un venticello fresco fresco, che non mi ha fatto spogliare più di tanto in spiaggia. E poi una passeggiata, mentre il cielo era pulitissimo e qualcuno mi indicava perfino l'isola d'Elba, in lontananza.

Ho concluso aprile così come l'avevo iniziato: a una fiera agricola, circondata però da tantissime belle bancarelle da femminuccia. Archimede mi ha preso un marsupio fucsia per le mie passeggiate, ho ricomprato anche la chitarra per fare la pasta fatta in casa, prontamente inaugurata con un gran successo.

Ho camminato

Per una volta mi sento soddisfatta del "lavoro" svolto. Nel mese di aprile ho percorso ben 67,3 km, ai quali devo aggiungere qualche seduta di cyclette che ho tutta l'intenzione di inserire come appuntamento fisso quotidiano.
Sto scoprendo che camminare non mi dispiace affatto, che mi piace andare piano, avere il tempo di guardare nuvole e fiori con la musica nelle orecchie e le mie scarpe fucsia ai piedi.
Sto meglio, anche se di perdere qualche chilo proprio non se ne parla!

E ora forza e coraggio che dopo aprile viene maggio!
Baci belli

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