Ho trascorso la prima serata del 2023 a finire di leggere questo libro che avevo iniziato mesi fa. No, leggerlo non mi è comparito; no, non è stata una lettura facile e veloce; devo ammettere però che è stata una lettura interessante, una lettura che mi ha riportato un po' indietro fino ai banchi di scuola, quando studiare la storia era una delle mie cose preferite.
Ho letto tanti libri sulla seconda guerra mondiale, ma sulla prima no, probabilmente questo è il primo, ma non ne sono certa.
La guerra dei nostri nonni, scritto da Aldo Cazzullo, è un ritratto completo di quella che fu la grande inutile strage del 15-18.
Ci sono dentro i fanti contadini mandati spesso deliberatamente a morire, fatti ubriacare prima degli assalti disperati contro il nemico austriaco.
Ci sono dentro i soldati "famosi": i poeti Ungaretti e Gadda, per esempio, o i futuri dittatori europei come Mussolini, Hitler, Tito.
Ci sono dentro le donne, violentate dai conquistatori, spesso da loro messe incinta di figli non voluti, che presto sarebbero stati chiusi in un apposito istituto per mettere un limite alla vergogna.
Ci sono dentro i mutilati di guerra.
C'è Caporetto e la vile disfatta italiana.
Ci sono i territori da riprendere.
Ci sono le trincee.
E le lettere sgrammaticate dal fronte.
E le decimazioni.
E il rumore delle cannonate che non fanno mica "bum", come crediamo noi che non le abbiamo mai sentite.
C'è l'Italia di un secolo fa, c'è il suo popolo chiamato alle armi per difendere un Paese che si era unito da poco, un Paese nel quale i fanti del Nord e quelli del Sud parlavano due dialetti così diversi che stentavano a capirsi.
C'è il patriottismo di una parte, l'esaltazione degli interventisti con a capo D'Annunzio, il rombo dei futuristi, ma soprattutto c'è il pianto di centinaia di migliaia di famiglie rimaste senza i propri figli, fratelli, padri, mariti.
Morirono 650000 italiani. Fu quella che Papa Benedetto XV definì "l'inutile strage".
Mi chiedo: esiste forse una guerra che non lo è?
Mi chiedo ancora: ne è valsa la pena?
Mi chiedo infine: noi, italiani di un secolo dopo, siamo oggi degni di quel sacrificio?
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