Quando sono arrivata alla fine dell'ultimo romanzo di Silvia Avallone, Da dove la vita è perfetta, ho sorriso e tirato un sospiro di sollievo pensando che sì, finalmente questa scrittrice mi ha regalato un finale. Ho amato Acciaio, ho amato Marina Bellezza, ma non le loro conclusioni incerte. Questa volta, invece, sopresa: non c'è niente da interpretare, è tutto chiaro, finisce in quel modo lì, punto e basta. Ah, le certezze...come mi rassicurano. Evviva, grazie Silvia.
Questo è stato il mio primo pensiero a caldo.
Il secondo: che anche le donne, tutto sommato, sono meno frustrate e inette del solito. O almeno, acquistano consapevolezza e una vaga voglia di sognare pagina dopo pagina: all'inizio sono tutte, come sempre, dei casi umani.
C'è Adele, per esempio. Quasi diciotto anni e un pancione con una quasi bambina dentro, la chiama Bianca nel suo cuore, perché vorrebbe preservarne la purezza, anche se di fatto non ha i mezzi per poterlo fare. Sa che quando la metterà al mondo dovrà sparire dalla sua vita, il suo nome non comparirà mai in nessun foglio, le loro vite si separeranno. Perché è giusto così, che la sua Bianca abbia una vita migliore di quella che ha avuto lei.
C'è Dora poi, trentenne prof di lettere del liceo classico, priva di un arto, con una passione smodata per Dostoevskij e il desiderio ossessivo di diventare madre. Il matrimonio con Fabio è finalizzato ormai soltanto a quel concepimento negato dalla natura, non conta più niente per lei, se non può diventare madre.
Per ognuno di noi esiste un posto da dove la vita è perfetta: basta trovarlo.
Questo post è stato pubblicato in origine sul mio vecchio blog nel luglio del 2017.
Sono loro le protagoniste indiscusse: lontane anni luce eppure con un punto di contatto, Zeno.
Zeno è il personaggio migliore di tutto il romanzo: nessun lato oscuro in lui, niente di malvagio, nessuna ombra. Vive ai Lombriconi (palazzi grigi e anonimi nell'immaginaria periferia emarginata di Bologna) con Adele, la osserva da anni in disparte, di lei scrive su un file Word senza mai averci parlato, perché lui si sente un narratore, uno che osserva la realtà da fuori, senza mai entrarci da protagonista. È l'unico del quartiere a frequentare il liceo classico, è il miglior studente di Dora.
Il liceo avrebbe dovuto farlo insieme a Manuel, il fidanzato di Adele che ha scelto di non essere mai il padre di Bianca, Manuel che ormai ha preso altre strade. Erano sempre stati amici, avevano avuto sogni di riscatto comuni (la casa editrice ZeMa, per esempio), si erano ripromessi di scrivere un libro insieme, di cancellare la loro vita di stenti e degrado, insieme. Invece le cose sono andate diversamente: Zeno ha continuato a percorrere la retta via, Manuel è diventato spacciatore. Entrambi vengono da famiglie disastrate. Entrambi hanno madri che, per motivi diversi, si trovano ad accudire. Entrambi amano i libri. Eppure non hanno entrambi la stessa fermezza, la stessa forza di volontà. Scelgono percorsi di vita diversi, purtroppo crescere è anche questo.
Il romanzo è un inno alla maternità: voluta, erronea, cercata fino allo sfinimento, mancante, biologica, adottiva.
È anche un inno alla paternità, anch'essa a volte rifiutata, a volte accettata per sfinimento, a volte scelta a tavolino, senza la genetica di mezzo.
Mi è piaciuto molto il libro, come gli altri della Avallone.
Bella la storia.
Bella la struttura che parte dalla fine, torna indietro con un lungo flashback di nove mesi, e riapproda alla fine, in modo inaspettato (e lieto, evviva!).
Belle le descrizioni della periferia abbandonata a se stessa.
Bella la voglia di riscatto che cresce nei protagonisti.
Bello il modo in cui vengono raccontate le mancanze di ognuno: l'arto mancante di Dora, i bulli di Fabio, i padri di Adele, Jessica, Manuel, Zeno; quelle mancanze con cui impariamo a convivere, ma che ci rendono sempre un po' schiavi delle insicurezze che avevamo un tempo, di quella solitudine, di quell'emarginazione, di quella ciccia in più, di quelle violenze.
Bello il finale che sembrava andare in una direzione, e invece no.
Bello Zeno che forse non avrà mai la carriera che sognava per lui la sua prof, ma che sarà felice perché avrà imparato ad amare.
Bella Adele che sceglie di amarsi un po' di più.
Bello Manuel, che si vendica, si pente, si consegna alla polizia.
Sono sicura che, mentre Zeno ha scoperto com'è essere il protagonista, lui, sì proprio Manuel, abbia preso il suo posto di narratore. Questo è il suo libro, che profuma di sogni e riscatti.
Una seconda possibilità esiste per tutti.
Esiste per tutti un posto da dove la vita è perfetta.
Basta saperlo trovare.
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