LE FRASI CHE HO SOTTOLINEATO LEGGENDO IL ROMANZO DI TOLSTOJ "ANNA KARENINA" (QUI LA RECENSIONE DEL LIBRO).
- Io penso, - disse Konstantin, - che nessun tipo di attività possa essere efficace se non è fondata sull'interesse personale.
Queste gioie erano così minuscole che non si notavano, erano come oro nella sabbia e, nei momenti brutti, Dolly vedeva solo dolore, solo sabbia; ma c'erano anche i momenti belli, quando vedeva solo gioie, solo oro.
La finzione, in qualsiasi ambito, può ingannare anche il più intelligente e perspicace degli uomini; ma anche il bimbo meno dotato, per quanto abilmente sia nascosta la finzione, la riconosce e la respinge.
Dio aveva dato il tempo e aveva dato la forza; tempo e forza andavano devoluti al lavoro, perché nel lavoro è la ricompensa. E chi fosse il destinatario del lavoro e quali fossero i frutti della fatica restavano considerazioni marginali e insignificanti.
Nei contadini quell'intera, lunga giornata di lavoro aveva lasciato la sola traccia dell'allegria.
Provava ciò che prova una persona a cui abbiamo estratto un dente da tempo dolorante; dopo il dolore terribile e la sensazione di qualcosa di enorme, più grande di una testa, che fuoriesce dalla mascella, il paziente, senza ancora credere alla propria felicità, sente che ciò che così a lungo gli aveva avvelenato la vita, che aveva rivolto a sé ogni pensiero, non c'è più, e che può riprendere a vivere, a pensare e a interessarsi a qualcosa che non sia il suo dente.
«Lei deve essere infelice, ma non è colpa mia, motivo per cui io non posso essere infelice».
«Per non annoiarsi bisogna non pensare che ci si annoierà. È la stessa cosa che evitare la paura di non addormentarsi se temi l'insonnia.»
- Noi siamo coetanei; forse tu hai avuto più donne di me. [...] Ma sono sposato e credimi che, se impari a conoscere la sola moglie che ami, conoscerai tutte le donne meglio che se ne hai a migliaia.
[...] Le donne sono il principale ostacolo all'attività di un uomo. È difficile amare una donna e combinare qualcosa. Per questo c'è un solo metodo comodo, che non t'impedisce di amare: il matrimonio. Come posso dirti quello che penso, come faccio a spiegartelo, [...] aspetta, aspetta! Sì, si può portare un carico e fare al contempo qualcosa con le mani solo se il carico è legato dietro la schiena: questo è il matrimonio. E l'ho capito quando mi sono sposato. Di colpo mi si sono liberate le mani. Ma se non ci si sposa, per tirarsi dietro il carico, tieni le mani così occupate che non puoi fare nient'altro.
- Comprendi che per me, dal giorno in cui ho cominciato ad amarti, tutto, tutto è cambiato. Per me esiste una cosa e una sola: il tuo amore. Se ho questo amore, mi sento così superiore, così salda, che ormai nulla per me può essere umiliante.
"Io non posso chiederle di diventare mia moglie solo perché non ha potuto sposare chi voleva lei".
Come tutte le persone abituate a pensare in solitudine, secondo schemi propri, era restio a comprendere il pensiero altrui ed era particolarmente affezionato al proprio.
- In che modo le scuole possono aiutare il popolo a migliorare la propria condizione materiale? Voi dite che le scuole, l'istruzione, daranno al popolo nuove ambizioni. Tanto peggio, perché non sarò in grado di soddisfarle. Non sono mai riuscito a capire in che modo saper fare addizioni e sottrazioni, o conoscere il catechismo aiuterà il popolo a migliorare le proprie condizioni economiche.
I due fratelli erano così affini e uniti che il minimo gesto o tono di voce diceva a entrambi molto più di quello che potevano dire le parole.
Ora tutti e due avevano un solo pensiero che cancellava tutto il resto, quello della malattia e della imminente morte di Nikolaj. Ma né l'uno né l'altro osavano parlarne e perciò, qualunque cosa dicessero per nascondere ciò che realmente li preoccupava, era del tutto falsa.
La morte, l'inevitabile fine di ogni cosa, gli si presentava per la prima volta in tutta la sua invincibile forza. E quella morte, che era lì, dentro il suo amato fratello che si lamentava nel dormiveglia e che invocava indifferentemente, come suo solito, ora Dio, ora il diavolo, non era affatto più così lontana come gli era parsa in precedenza. Era anche dentro di lui e lo sentiva. Se non oggi, domani, se non domani, tra trent'anni, non era forse lo stesso? Ma cosa fosse quella morte ineluttabile non solo non lo sapeva, non solo non ci aveva mai pensato, ma non riusciva a pensarci e non ne aveva il coraggio.
"Io lavoro, voglio intraprendere qualcosa e ho dimenticato che finirà tutto, che c'è la morte".
Sedeva sul letto nell'oscurità, rannicchiato con le ginocchia tra le braccia e, trattenendo il respiro per la tensione del suo pensiero, pensava. Ma quanto più si concentrava, tanto più gli diveniva chiaro che era indubbiamente così, che effettivamente aveva dimenticato, aveva trascurato una piccola circostanza dell'esistenza, il fatto che sarebbe sopraggiunta la morte e che tutto sarebbe finito, che non valeva la pena di intraprendere niente e che non c'era niente da fare. Sì, era terribile, ma le cose stavano così.
"Ma in fondo sono ancora vivo. E ora cosa devo fare, che cosa?" si chiedeva disperato.
Se volete leggere il riassunto di questa terza parte di Anna Karenina andate a questo post.
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