Fai bei sogni • Massimo Gramellini

La storia vera di un bambino

Questo post è apparso originariamente sul mio vecchio blog, Scarabocchi di pensieri, nel maggio 2012.
«Fai bei sogni è dedicato a quelli che nella vita hanno perso qualcosa. Un amore, un lavoro, un tesoro. E rifiutandosi di accettare la realtà, finiscono per smarrire se stessi. Come il protagonista di questo romanzo. Uno che cammina sulle punte dei piedi e a testa bassa perché il cielo lo spaventa, e anche la terra.»

La presentazione del libro letta sulla seconda di copertina mi ha affascinata immediatamente, ma in realtà avrei comprato, e letto, questo libro a prescindere, perché chi mi affascina davvero, praticamente da quando lo conosco, è il suo autore: Massimo Gramellini. Mi piace come giornalista, perché mi piace il tono ironico che usa quando scrive: quella sottile ironia ti fa sorridere e pensare e, soprattutto, ti fa arrivare fino alla fine dei suoi articoli.
Almeno a me fa quest'effetto.

L'ho conosciuto da Fazio non ricordo più quando, leggo i suoi buongiorno con una costanza che gli altri giornalisti se la sognano. Insomma, ho un debole per questo torinese dagli occhi buoni e il sorriso contagioso.

Adesso, dopo aver letto Fai bei sogni, conosco anche la sua storia, quella che non sapevo, quella che non sospettavo. Posso solo immaginare quanto dev'essere stato difficile per lui diventare grande, posso solo immaginare quanto dolore c'è stato o c'è dietro i suoi sorrisi, quanta sofferenza nasconde la sua penna ironica. 
Come si legge ancora nella seconda di copertina, Fai bei sogni è un libro sulla verità e sulla paura di conoscerla. Immergendosi nella sofferenza e superandola, ci ricorda come sia sempre possibile buttarsi alle spalle la sfiducia per andare al di là dei nostri limiti.

E lui, quel bambino rimasto orfano di madre a otto anni, è riuscito a superare il suo dolore, quel tarlo che lo mangiava dentro, quella fame d'amore che l'ha accompagnato per tutta la sua adolescenza e giovinezza. Quel bambino ce l'ha fatta ad andare oltre i propri limiti, è riuscito ad amare una vita che era iniziata nel modo peggiore, è riuscito a ripartire, a ricominciare, ad amarsi.

Provo sempre una sincera solidarietà verso chi decide di raccontare la propria vita, immagino quanto sia difficile regalare a tutti un pezzetto della propria intimità, un pezzetto della propria solitudine, un pezzetto del proprio senso di inadeguatezza. Ci vuole coraggio per pubblicare un libro così, non perché sia un libro pericoloso o un capolavoro della letteratura contemporanea, semplicemente perché è un libro vero, dove non c'è un personaggio fittizio che avrà il suo lieto fine in maniera artificiosa.
Quel bambino è Massimo, grande tifoso del Torino, alle prese con il suo mostro interiore, con amori tormentati, con una scrittura che sa alleviare le sue sofferenze, a volte.
E così, quel bambino, quel Massimo generico, uguale a tanti altri, diventerà Massimo Gramellini, quello che oggi amo tanto leggere. Proprio perché la storia è vera ho sentito più forte il messaggio di speranza di quelle pagine, perché anche se la vita inizia in salita conviene sempre, davvero, fare bei sogni, credendoci ovviamente.

Gramellini non è soltanto dotato di un modo di scrivere che mi piace davvero tanto, adesso so che per essere lì dov'è ha dovuto rimboccarsi le maniche molto più di tanti altri. So che oltre ad avere una penna ironica, ha avuto la forza di ricominciare, di rialzarsi, di andare avanti.
Alla fine è riuscito a tenere i piedi per terra senza smettere di alzare gli occhi al cielo
Se volete leggere le frasi che ho sottolineato leggendo il libro vi rimando a questo post!

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