Ma tutto questo Alice non lo sa

Un pensiero per mia figlia che invece non si ferma.

Mia piccola Alice, non ricorderai questi giorni ai limiti del fantascientifico. Non ricorderai il coronavirus, la corsa delle autorità per fermare il contagio dilagante, non ricorderai la paura arrivata subdola nella testa di ognuno di noi.

Un anno fa, di questi tempi, eri uno scricciolo nelle nostre mani inesperte che faticavano a cambiarti un body, a uscire di casa, ad andare a fare la spesa, con te. 
Un anno fa mi stavo riprendendo dalle fatiche del parto e nessuno sa quanta voglia e bisogno avessi di uscire fuori, passeggiare con te, rotolarmi tra le margherite, mettermi al sole due minuti a fingere di leggere due pagine. 
Un anno fa abbiamo passato una primavera in casa, sognando quella dopo, quella di quest'anno.
Chissà se Alice camminerà già...
Chissà se dirà qualche parola...
Facciamo un picnic a settimana. 
Una domenica all'Amiata, una al mare, una a Castelluccio.

Cara Alice, questa primavera, che ho immaginato tante volte come la più bella delle nostre vite, ci trova alle prese con un virus semisconosciuto, con un contesto nazionale davvero ai limiti del surreale. Ma chi ci avrebbe mai pensato che potessimo arrivare davvero a tanto?

Non ricorderai i telegiornali, i negozi vuoti, i disinfettanti razziati da persone che da due giorni hanno imparato a lavarsi le mani. Non ricorderai un'Italia colorata di rosso e il divieto di non uscire di casa se non per ragioni di prima necessità.
Ti racconteremo che il tuo compleanno l'abbiamo festeggiato per fortuna, fosse stato una settimana dopo avremmo di sicuro annullato tutto. Ti racconteremo che io ho deciso di non uscire insieme a te ben prima che me lo imponesse il governo. Sono diciotto giorni che non superiamo i limiti territoriali del nostro comune, diciotto giorni in cui non mettiamo piede in un qualsiasi negozio, diciotto giorni in cui si guarda all'altro con timore e sospetto.

Io ci sdrammatizzo su quando fai la mammona: Guarda che dobbiamo stare a un metro di distanza noi due, ti dico. Poi ti stringo forte forte, certa che tutto questo passerà presto e che non sarà la fine del mondo trascorrere un'altra primavera senza gite domenicali.

Non ricorderai l'inciviltà del nostro popolo, le fughe in massa dalle stazioni, l'esigenza vitale di andare ad accalcarsi tutti insieme in un locale. Non si tratta di essere giovani, Alice, si tratta di essere idioti.

Non so dove sarai da grande e non so se questa crisi insegnerà al nostro popolo qualcosa, ma spero di crescerti facendoti capire l'importanza del bene comune, il rispetto che si deve avere per se stessi, ma anche per gli altri. Anche per un altro che non conosciamo. Spero di crescerti insegnandoti l'importanza delle istituzioni e la fiducia che in loro bisogna riporre, soprattutto in momenti delicati come questo. Spero di saperti crescere infondendo in te il senso civico, quel sentimento che ti porta a compiere azioni giuste, solo perché sai che lo sono e non necessariamente perché c'è una legge che te lo vieta e una multa che ti aspetta. Spero di crescerti facendoti trovare e sviluppare delle passioni, così che se per caso dovessi stare in casa per un po' non daresti di matto. 

Comunque l'Italia è ferma, aspetta alla finestra che passi tutto, dipingendo arcobaleni e riscoprendo la lentezza.
L'Italia è immobile.
Ma la primavera non lo sa e i fiori sbocciano lo stesso.
L'Italia è chiusa in casa.
Ma nemmeno tu, Alice, lo sai e proprio sopra le margherite di casa nostra muovi, in questi giorni, i tuoi primi passi da sola, tutti barcollanti e da batticuore, ma bellissimi.

Ti ricorderò anche questo, quando sarai grande e leggerai di questo marzo nei libri di storia.

Con te, Alice, c'è sempre un nuovo viaggio da fare ogni giorno, anche se siamo chiusi in casa. 
E la primavera sarà ugualmente bellissima.

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