Ho trent'anni (quasi) e credo a Babbo Natale. Se anche tu sei come me hai trovato il libro che fa per te!
Questo post è apparso originariamente sul mio vecchio blog, Scarabocchi di pensieri, nel dicembre 2014.
Questa lettura
rapida e molto, molto natalizia, mi è stata simpatica fin
dall'inizio, fin dalla dedica: a mio padre e alla sua romantica idea
che ognuno di noi debba avere almeno un libro nel cassetto.
Già, un
cassetto, con un libro o magari soltanto un sogno. Da bambini ce
l'avevamo no? Lo conservavamo gelosi fino a quando lo buttavamo su
una carta da lettere colorata, dove la nostra calligrafia storta, che
ci sforzavamo di fare meglio possibile, giurava la nostra bontà e in
cambio non chiedeva altro che quel sogno uscisse da quel cassetto.
Ma quanto
farebbe comodo avere anche da grandi qualcuno in grado di aiutarci a
realizzare un nostro progetto? Ma quanto sarebbe bello riscrivere
davvero a Babbo Natale e ricrederci, soprattutto, almeno un po'?
I
cinque protagonisti di questo libricino ci provano: sono Daniele,
Alessio, Marco, Chiara, Andrea, giovani adulti trentenni alle prese
con la loro vita che adulta ancora non è e che non sa esattamente
come spiccare il volo.
È Daniele che
invita i suoi amici a scrivere a Babbo Natale, la prima volta nel
2008, fingendo di crederci, scrivendo in realtà alla propria
coscienza. Sono lettere più complesse di quelle della loro infanzia,
il sogno nel cassetto non è chiuso in uno scatolone e non lo
troveranno mai sotto l'albero, eppure continuano a scrivere lettere
per cinque anni, alla ricerca di risposte, della propria casa, della
propria famiglia, della propria strada da battere. Succede così che,
di anno in anno, con l'aiuto o no di Babbo Natale (chi lo sa), tutti
diventano grandi. Nascono bambini, muoiono madri, si piantano radici
o si vola via. Tutti cresciuti, nel giro di cinque anni.
Non so voi, ma
io nei miei diari scrivo quasi ogni anno una letterina simile a
quella dei cinque protagonisti. Non chiedo mai qualcosa di materiale,
convinta come sono che non sia il concreto la mia mancanza più
grande. Di solito chiedo intraprendenza, forza di volontà, un po' di
coraggio, tanta autostima.
Non pensavo ci
fosse qualcuno, adulto, in grado di scriverci un libro, su Babbo
Natale. E invece.
A me è anche
piaciuto molto, sarà che appunto mi sento tante volte incompleta
come quei cinque trentenni, sarà che mi piace sperare che anche a me
porteranno fortuna le lettere che scrivo. Certo, ora che ci penso,
non le spedisco da quasi vent'anni, funzioneranno lo stesso?
Credere ancora a
Babbo Natale è una lettura che consiglio con tutto il cuore, perché
nella sua semplicità, adatta al Natale, è in realtà anche un
affresco piuttosto realistico della generazione dei trentenni di
oggi, considerati giovanissimi dalla società, ma che in fondo
giovanissimi-issimi-issimi non sono più, non abbastanza per non
avere quel senso di inadeguatezza che li caratterizza, nei confronti
del lavoro, dell'amore o, più in generale, verso tutte le
responsabilità.
Ecco, caro Babbo
Natale, ti prego fai in modo che i trentenni abbiano voglia di
prendersi qualche responsabilità, fai in modo che qualcuno abbia
voglia di responsabilizzarli e fai in modo che si smetta di
considerare ragazzini i quarantenni. Per favore.
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