Dove eravate tutti • Paolo Di Paolo

La storia di una famiglia e dell'Italia degli "anni senza nome".

Questo post è apparso originariamente sul mio vecchio blog, Scarabocchi di pensieri, nel gennaio 2012.

Alcuni mesi fa sfogliando un Vanity Fair, stranamente finito a casa mia, ho letto un'intervista al giovane autore di un libro appena uscito, "Dove eravate tutti". Immediatamente ho provato un'istintiva simpatia per lo scrittore, per cui i genitori, sapendo che di cognome avrebbe fatto Di Paolo, hanno pensato bene di scegliere, tra i miliardi di miliardi di nomi maschili che esistono, bhè...Paolo. Paolo Di Paolo. Che fantasia.

A parte il nome, mi aveva colpito la trama del suo nuovo romanzo: la storia privata di una famiglia italiana che si mischia alla storia di tutti, quella fatta di date e nomi, quella che, in Italia, negli ultimi vent'anni, era fatta da date che cambiavano al contrario del nome, che rimaneva sempre solo uno, quello di Berlusconi.
Dove eravate tutti. Dov'erano i padri, soprattutto. Dentro il declino civile di un paese, così risuona l'essere giovani contro l'età adulta, contro l'assenza, contro il silenzio. Così si legge nella quarta di copertina.
E in effetti quell'Italo Tramontana, protagonista del libro, nato nel 1983, come l'autore, potrebbe rappresentare in parte lo smarrimento di una generazione che forse non ha mai davvero creduto in niente fino in fondo. 
Italo vive con i suoi, sta per laurearsi, ma non sa trovare un argomento interessante per la sua tesi in Storia Contemporanea. A complicare le cose poi arriva anche un terremoto in famiglia, il padre che investe il peggior ex alunno che abbia mai avuto, la madre che se ne va sospettando il tradimento del marito, la sorella che si innamora proprio di quel terribile ex alunno del padre. Italo invece non è innamorato, le sue sono state tutte Ragazze Sbagliate.

Non ho personalmente trovato molto avvincente la storia "privata" della famiglia Tramontana, una storia sospesa, senza nemmeno un vero finale preciso.
Ho invece molto apprezzato i riferimenti alla realtà politica italiana e mondiale. Mi è piaciuto ripercorrere gli anni senza nome insieme a quell'Italo che li avrebbe voluti al centro della sua tesi. Mi sono molto piaciute le immagini delle prime pagine dei quotidiani che sono state mischiate alle parole e ai ricordi personali del protagonista, immagini e ricordi che hanno avuto il potere di farmi stringere gli occhi e di farmi concentrare per farmi tornare in mente quello che stavo facendo io durante la notte del Millennium bug o in quei giorni del G8 di Genova. Dov'ero io l'11 settembre del 2001 o il giorno della strage di Nassiriya. Dov'ero quando è morto Alberto Sordi, quando c'è stato l'attentato a Londra, nel luglio del 2005, che cosa pensavo quando è stato eletto Obama alla Casa Bianca, quando a Berlusconi è arrivata in faccia una statuetta del duomo di Milano.
È incredibile, ma saprei dire quasi sempre che cosa stavo facendo in quei momenti, credo che sia il potere della storia, quella storia che siamo un po' anche noi, inevitabilmente.

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