Il quaderno di Maya • Isabel Allende

Un romanzo di formazione, in cui Maya risale l'abisso.

Questo post è apparso originariamente sul mio vecchio blog, Scarabocchi di pensieri, nel gennaio 2012.

Non avevo mai veramente letto nessun libro di Isabel Allende. Si, quando ero piccola, dopo che a scuola ci fecero vedere il film, avevo letto “La casa degli spiriti” rubandola nella libreria di mia sorella, però ero troppo piccina. Non mi ricordo molto.

Questo quaderno di Maya è stato il primo vero contatto con una delle più note scrittrici sudamericane. Che dire...se il buongiorno si vede dal mattino credo che mi impossesserò di tutti i libri della Allende che mia sorella ha ancora nella sua libreria.
Il quaderno di Maya” è la storia di una ragazza di vent'anni, Maya Vidal, che nella sua breve vita è già sprofondata nell'abisso, adesso sta tentando la risalita. È una storia di dolore, passività, amore e riscatto. Perché Maya trova la forza per riscattarsi, per reinventarsi, per ridarsi una possibilità.
Maya è cresciuta con i nonni paterni: la sua Nini e il suo Popo.
La sua Nini, cilena, lascia il suo paese insieme al figlio, ancora bambino, quando prende il potere Pinochet. Da allora non ha mai messo più piede in Cile. In Canada Nini conosce il suo Popo, i due si innamorano e restano insieme per tutta la vita.
Il figlio di Nini ha a sua volta una figlia con una donna danese, che però non ha intenzione di prendersi cura di Maya, perciò la lascia coi nonni. 

La sua è un'infanzia bellissima, piena di viaggi, di stravaganze, piena di libri, di storie, di quaderni riempiti con le sue parole.
Un'infanzia serena passata a cercare un pianeta non ancora trovato insieme al suo Popo, che è per lei il più grande punto di riferimento.
Quando lui muore lei ha appena 16 anni e la sua vita viene stravolta. 
Maya non sa gestire un dolore così grande e si lascia andare, va alla deriva. 
Frequenta strane amiche problematiche, inizia a bere, poi a fumare. Quando la sua Nini se ne accorge è già troppo tardi. Da lì in poi sarà tutta una discesa. Destinazione la strada di Las Vegas. I giri loschi in cui si è cacciata faranno di lei una vera e propria ricercata, in fuga sia da pericolosi criminali, sia dall'FBI. 

Risalire l'abisso è difficile, ma Maya ha accanto una nonna vulcanica e sopra le righe e, anche se sempre in giro per lavoro, ha anche un padre. Ovviamente poi c'è il Popo, Maya continua a vederlo, è sicura che sia stato lui a salvarle la vita, in più di un'occasione.
Per sfuggire ai suoi aguzzini Maya viene spedita dalla sua Nini a Chiloé, un'isola nel sud del Cile. È qui, immersa nella natura, che scrive il suo quaderno. 

Il quaderno di Maya è un continuo andare avanti e indietro nel tempo, un continuo parallelo tra l'abisso dell'anno precedente e la tranquillità e la forza d'animo dell'anno dopo. 
A Chiloé vive con Manuel Arias, un uomo taciturno incapace di lasciarsi andare alle emozioni, non vuole porte in casa sua e Maya non sa spiegarsi perché. A tratti il libro diventa quasi un romanzo corale, dove protagonisti non sono altro che questo sperduto angolo di mondo e la gente che lo abita, con tutte le sue arretratezze culturali, con il suo far appello continuamente alla magia più che alla medicina.

Maya riscopre se stessa, scopre l'amore per un Daniel venuto da lontano, ma soprattutto per sé.
“Il quaderno di Maya” mi è piaciuto tantissimo. Davvero un bel po'. 
È una storia che fa ridere, fa arrabbiare, fa venire i brividi, fa emozionare. È una storia d'amore in fondo. Di un amore lungo una vita. Di un amore di pochi giorni. Di un amore sconfinato per chi non c'è più. Di un amore per se stessi, che rinasce.

Non manca il riferimento alle violenze avvenute in Cile sotto la dittatura di Pinochet. Da brivido certe descrizioni.

Se volete leggere le frasi che ho sottolineato leggendo il libro vi rimando a questo post!

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